Icaro, il personaggio mitologico che ha voluto superare se stesso, è il simbolo di ogni utopia. Il concetto di utopia, che pure è stato uno dei concetti chiave su cui si è costruito il pensiero dell’uomo occidentale negli ultimi tre secoli, sembra oggi del tutto inutilizzabile. Icaro è caduto in malo modo lasciandosi alle spalle, come risultato del suo volo impossibile, una messe infinita di lutti e di tragedie. Pretendendo un paradiso impossibile, gli uomini sedotti dal sogno utopico hanno demolito il purgatorio e sono andati a finire all’inferno. Cancellato Icaro, rimane solo il padre Dedalo. Dedalo incarna lo spirito scientifico, la consapevolezza dei limiti intrinseci della realtà, la quale, certamente, può – e quindi deve – essere modificata, migliorata, ma non negata in nome di chissà quale sogno palingenetico. Dedalo non è mica un conservatore, è un riformista anche lui, consapevole della complessità del governo, ma soprattutto della complessità del cuore dell’uomo, dove le cose buone sono miste alle cose malvagie, senza che si possano sciogliere in un colpo solo. Abbiamo bisogno di Dedalo, della sua lucidità, della sua calma, della sua competenza. Se ci fossero più Dedalo nella nostra sinistra, riusciremmo a impostare strategie solide e non solo tattiche che durano il breve spazio di un comunicato stampa. Ma abbiamo bisogno che ritorni pure Icaro. L’utopia deve rinascere. In forme nuove. Non sarà l’utopia moderna che abbiamo conosciuta, che si collocava dentro universi rigidi, che ha sempre ragionato per grandi numeri, per grandi mobilitazioni e per profonde e radicali trasformazioni (anche quando non ha fatto grandi, cioè profondi, ragionamenti). Ma sarà pur sempre un volo oltre l’esistente. L’umanità progredisce attraverso la realizzazione di cose ritenute impossibili: “è perfettamente esatto, e confermato da tutta l’esperienza storica, che il possibile non verrebbe raggiunto se nel mondo non si ritentasse sempre l’impossibile” (Max Weber). Dopo tanto disincanto c’è bisogno di reincanto. Solo così la politica può tornare interessante. Del resto, per occuparsene, di politica, bisogna esserne almeno un po’ attratti e chi ha i primi ruoli in commedia deve anche pensare a come evitare che il pubblico se ne vada via a spettacolo in corso, o lanci ortaggi verso il palco. Possibile che ci si debba rassegnare a ritenere che nella vita politica siano affascinanti, oltre che disastrosi, soltanto i populisti liftati o i leader delle dittature più folli. Le grandi sfide mondiali – pace, lotta alla povertà, difesa dell’ambiente – e i grandi disegni di innovazione – riconversione dei sistemi previdenziali e di welfare, dell’istruzione, della regolazione del lavoro, grandi piani di opere pubbliche – meritano di essere incardinati in un progetto bello e seducente, in un mondo di significati e di simboli, che trasmetta profondità e altezza.


Gennaio 2025